2015

La Follia

La locandina del film

La sinossi

Perché questo film? “Perché no?” mi verrebbe da rispondere e la risposta sarebbe solo apparentemente un modo di dire. Per coloro i quali pretendessero una risposta più argomentata (casomai interessasse) dirò che potermi esprimere è per me una vera esigenza. Non per diffondere messaggi o meno che mai, impartire lezioni. Penso sia connaturata anche in molti miei simili, la necessità di poter affermare la propria individualità. Io cerco di farlo con racconti fatti di parole ed immagini in movimento. Per quanto mi riguarda, la mia individualità non è divisiva, al contrario vorrei che esistesse un solo “noi” escludendo il concetto stesso di “loro”. Un “noi” che fosse policromo, polifonico e multiforme. Che ogni individualità fosse come una tessera, parte di un unico puzzle. Da questo nasce il film, dal volere affermare di assumermi la responsabilità delle mie idee senza volerle imporre a nessuno. Senza mire di proselitismo. Se c’è in tutto questo presunzione, sta nel voler affermare il rifiuto di ogni lezione non dimostrata. Che il giusto se c’è è nel metodo Illuministico dello sperimentare, del dubitare, nel mettere alla prova la tesi. In mancanza di prove, resta solo una figurina in un album-raccolta di fantasie. E la mia presunzione è nel ritenere sbagliato il restringere e selezionare gli ambiti nei quali la propria intelligenza possa e debba essere usata: “qui indago i misteri della Natura, qui accetto acriticamente il mistero della fede”. In questa storia inventata, Marbino combatte la sua battaglia etica nella Medicina dei più indifesi dei pazienti, quelli per i quali i sensi arrivano distorti al cervello, rispetto al comune sentire. La giovane Cabrera non sgomita per arrivare a realizzarsi come professionista, ritiene il mestiere della notizia sacro, anche se veicolata attraverso un giornale di pettegolezzi. A far loro da contraltare c’è il dott. Vecchiardi e Mara Brembati caporedattrice. Il primo, ammanicato medico con amici importanti. La seconda, opportunista con desiderio di carriera, da esaudire ad ogni costo. In mezzo la giovane giornalista Denisa Thanasi, intelligente e proprio per la sua giovane età forse, non può che provare stupore e disgusto per come “funzionano le cose”. Se l’approccio etico è simile in Marbino e Cabrera, diverso è però l’atteggiamento di fronte ai muscoli del potere al quale Vecchiardi è legato ed al quale Mara Brembati non esita accodarsi. La Cabrera non cessa di lottare, coglie in Denisa il disagio e ripartono assieme per affermare se stesse senza compromessi. Al disincanto invece, Marbino unisce la stanchezza di dover andare sempre controcorrente e si arrende. Ma è una resa nei fatti e non di principi. Nell’ultima inquadratura quindi cede al sigaro, ma non riesce a godersi lo sguardo sul mare aperto e si volta ad osservare il fiume che scorre sotto, ponendosi metaforicamente ancora una volta controcorrente.

Crediti

  • Prof. Mario Marbino Armando Santorelli
  • Denisa Thanasi Edlira Basha
  • Dott. Carlo Vecchiardi Alessio Queirolo
  • Mara Brembati Chiara Rizzatti
  • Estella Cabrera Carlotta Montebugnoli
  • Ambra Michelini Cristina Giovannini
  • Flash Chris Morri
  • Caposala Anna Cinzia Bonopera
  • Infermiere Mario  Franco Fulvi
  • Paziente Amati Patrizio Montini
  • L’autista Osvaldo Cravero
  • Carmen Ester Guerra
  • I passanti Adele Cambrini
    Clemente Rizzatti
  • Secondo fotografo Walter Vanni
  • I tifosi   Mattia Biagini,
    Mattia Galeazzi,
    Marco Martellini,
    Michael Pasqualini,
    Riccardo Pasqualini,
    Francesco Vanni
  • Grida in corridoio Silvana Capomagi
  1. Riprese Davide Tombari
    William Fulvi
    Claudio Venanzini
  2. Segretaria di edizione Silvana Capomagi
  3. A.to seg. di edizione Martina Ticchi
    Giovanna Furlani
  4. Ha collaborato Vania Fulvi
  5. Musiche di Osvaldo Cravero
  6. Consulenza Legale Avv. Dott.ssa Federica Vitali
  7. Consulenza Medica Dott.ssa Graziella Denti
  1. Soggetto, Sceneggiatura e Regia Claudio Venanzini
Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola. Solo gli imbecilli sono sicuri di ciò che dicono. Voltaire