Bio

Foto Antonio Carbone – Pesaro

Scriversi le proprie note biografiche, rischia di risultare quanto meno presuntuoso. D’altra parte, chiedere a qualcuno di farlo, porrebbe il problema di apparire egocentrico. E poi dove trovo un estraneo che conosca abbastanza il mio vissuto?
Le mie gesta sono state tutt’altro che epiche, quindi non certo riportate negli annali.
In realtà qualcuno dell’ITIS di Urbino potrebbe ricordare quel ragazzo educato e apparentemente serio, che però a diventare perito elettronico, ci ha messo 7 anni. La cosa fece effettivamente un po’ notizia, perché era l’opposto del fratello che lo aveva preceduto su quei banchi. E lui si che era un genio.
Chissà, tra i vari Filini miei colleghi impiegati, uno che potrebbe dire qualcosa circa la mia storia lavorativa potrei trovarlo.
Ma forse farebbe troppo De André, e a me piace tenere il profilo basso.
Potrei rintracciare uno dei clienti di quando avevo lo studio di videoproduzione.
Ma se i clienti non li trovavo allora, figuriamoci adesso.
Certo, alla fine potrei sempre chiedere ad un amico, o perché no, ad un parente… Già, un parente!
Uno disponibile tra moglie, sorella, cognati, nipoti, sono convinto di riuscire a trovarlo.
Ma poi alla fine cosa dovrebbe scrivere?
Che ho questa fissa di raccontare storie con la telecamera? Che nel 2023 fanno dieci anni che metto in fila fotogrammi di immagini, pensate e scritte da me?
Potrebbe aggiungere che i dialoghi a volte sono difficili da seguire. Oppure che in altri film, non c’è un personaggio che dica una parola…
E che dire di questa fissa del bianco e nero?
Che poi “film” è una parola impegnativa. Rimanda troppo alla visione di maestranze brulicanti tra macchinari faraonici ed iper tecnologici. Gli chiederei di trovare sinonimi più minimalisti o perifrasi che allontanino l’idea di Hollywood, con tanto di scritta sotto il faro del San Bartolo.
Per i miei filmini che non devono essere venduti, realizzati senza la volontà di “mandare un messaggio” o la pretesa di raccontare verità, non serve molto.
Basta qualche idea.
Ma soprattutto è indispensabile che qualche parente o amico abbia voglia di cimentarsi in questo gioco, e divertirsi come bambini.
Perché nessuno è più serio di un bambino che gioca.
Se poi nonostante l’impegno profuso, una battuta si sarebbe potuto dirla meglio, pazienza.
Non sono e non voglio essere un professionista del cinema.
Riflettendoci un attimo: se anche il parente scrivesse tutto questo, a chi importerebbe?

Mi sa che lascio la pagina in bianco…